Il governo Letta è passato per via Due Palazzi

 

«La ripresa ritornerà anche se i cittadini e gli imprenditori italiani e stranieri saranno convinti di potersi rimettere con fiducia ai tempi e al merito delle decisioni della giustizia italiana. E tutto questo funzionerà se la smetteremo di avere una situazione carceraria intollerabile ed eccessi di condanne da parte della Corte dei diritti dell’uomo. Ricordiamoci sempre che siamo il paese di Cesare Beccaria!» Parole, autorevolissime, del neo presidente del Consiglio Enrico Letta durante il discorso a Montecitorio per chiedere la fiducia alla Camera dei deputati lunedì 29 aprile.

 


È significativo che il premier citi il carcere nel suo discorso programmatico. E d’altra parte cosa possa diventare un carcere quando si attivano processi soprattutto lavorativi virtuosi, Enrico Letta lo ha visto in prima persona al Due Palazzi di Padova il 13 gennaio 2012. Accompagnato allora, guarda caso, dal suo futuro ministro per le Infrastrutture – nonché amico – Maurizio Lupi. «Noi politici dovremmo sempre partire guardando da quello che di buono c’è nella società», disse in quell’occasione Lupi. «È da iniziative come questa che sta nascendo il ripensamento della legge Smuraglia sul lavoro nelle carceri». Un assist raccolto volentieri dal futuro capo del governo. «Non usciamo di qui pensando di aver fatto qualcosa di buono per voi», le significative espressioni di Letta. «Al contrario: abbiamo imparato qualcosa che ci sarà utile per il nostro lavoro. Dobbiamo darci da fare perché esperienze come la vostra continuino e si rafforzino, anzitutto modificando dopo 11 anni la legge Smuraglia, attraverso il reperimento delle risorse finanziarie, come via principale per abbattere drasticamente la recidiva. Ne guadagneranno tutta la società e, non è da poco, anche i conti dello Stato».

 


Insomma idee chiare sull’utilità del lavoro in carcere. Condivise anche dal ministro della Difesa Mario Mauro, che da vicepresidente del Palamento Europeo il 17 maggio 2008 visitò le lavorazioni carcerarie di Officina Giotto. Per non parlare del suo collega allo Sviluppo Economico Flavio Zanonato. Gli operatori delle cooperative sociali hanno ben presente il pressing istituzionale dell’ex sindaco per arrivare a quel protocollo tra Anci e Ministero della Giustizia che ha permesso a tanti detenuti di lavorare per i Comuni italiani. Numerosissime poi le sue visite di primo cittadino alla casa di reclusione. Ricordiamo solamente, una per tutte, la presenza il 24 febbraio 2012 alla conferenza stampa di presentazione di Taste 2012, l’evento gastronomico di Pitti immagine.

 


Non è tutto, manca ancora un altro pezzo da novanta. Parliamo del vicepresidente del consiglio, nonché ministro dell’Interno Angelino Alfano, che nella sua qualità di capo del dicastero di via Arenula fu presente al Meeting di Rimini martedì 26 agosto 2008 per la presentazione ufficiale della mostra “Libertà va cercando, ch’è sì cara. Vigilando redimere”, dedicata ad esperienze di umanità dalle carceri di tutto il mondo, con grande spazio per le cooperative padovane. E anche l’anno successivo si trattenne a lungo nel “Bar dei carcerati” riminese, gustando le specialità della Pasticceria Giotto, in primis il panettone, distribuito a quintali in versione ferragostana.

 


Che dire? «La nostra esperienza di lavoro e costruttività sociale ha sempre cercato il dialogo con tutti», racconta Nicola Boscoletto, presidente dI Officina Giotto. «Ci sono le migliori premesse perché questo governo raccolga l’eredità di sensibilità e attenzione del ministro Severino e operi perché le carceri rispondano di più al dettato costituzionale, che le vede come luoghi di recupero e ripresa umana e non di educazione al crimine come purtroppo avviene oggi. Siamo molto fiduciosi. Come disse allora il presidente Letta, ne guadagnerebbero sia il carcere sia la società. E anche, dettaglio non da poco, le casse dello stato».

 

Alcune immagini di componenti dell'attuale governo mentre visitano in carcere di Padova o visitano Officina Giotto al Meeting di Rimini

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