Papa Francesco ai detenuti - In Dio c'è sempre un posto per ricominciare

 
Condividiamo la lettera, pubblicata in esclusiva da Il Sussidiario, che Papa Francesco ha consegnato a don Marco Pozza in Santa Marta il 17 gennaio scorso, per il convegno organizzato il 20 gennaio 2017 da "Ristretti orizzonti" nel Carcere Due Palazzi di Padova.
Speriamo che queste parole, questo invito non rimanga per l’ennesima volta applaudito ma inascoltato. Speriamo di non essere delusi e abbandonati, i detenuti e le loro famiglie in primis, ma anche tutti quelli che in ogni parte del mondo si prodigano affinché la dignità alberghi in ogni persona.
In ogni caso le parole di Papa Francesco testimoniano di una Speranza che viene prima del rispetto di ogni diritto, parla di una Speranza che, per fortuna, la persona può vivere oggi,  in qualsiasi situazione si trova, ora, SUBITO!
Una Speranza che non delude MAI!
Una Speranza che non abbandona MAI!
Una Speranza che non ti lascia MAI solo!
Ancora una volta GRAZIE Papa Francesco.
 
Caro don Marco,

ho saputo che nella Casa di reclusione Due Palazzi di Padova avrà luogo un convegno per riflettere sulla pena, in particolare su quella dell'ergastolo. In questa occasione vorrei porgere il mio saluto cordiale ai partecipanti ed esprimere la mia vicinanza alle persone detenute.

A loro vorrei dire: io vi sono vicino e prego per voi. Immagino di guardarvi negli occhi e di cogliere nel vostro sguardo tante fatiche, pesi e delusioni, ma anche di intravedere la luce della speranza. Vorrei incoraggiarvi, quando vi guardate dentro, a non soffocare mai questa luce della speranza. Tenerla accesa è anche nostro dovere, un dovere di coloro che hanno la responsabilità e la possibilità di aiutarvi, perché il vostro essere persone prevalga sul trovarvi detenuti. Siete persone detenute: sempre il sostantivo deve prevalere sull'aggettivo, sempre la dignità umana deve precedere e illuminare le misure detentive.

Vorrei incoraggiare anche la vostra riflessione, perché indichi sentieri di umanità, vie realizzabili perché l'umanità passi attraverso le porte blindate e perché mai i cuori siano blindati alla speranza di un avvenire migliore per ciascuno.

In questo senso mi pare urgente una conversione culturale, dove non ci si rassegni a pensare che la pena possa scrivere la parola fine sulla vita; dove si respinga la via cieca di una giustizia punitiva e non ci si accontenti di una giustizia solo retributiva; dove ci si apra a una giustizia riconciliativa e a prospettive concrete di reinserimento; dove l'ergastolo non sia una soluzione ai problemi, ma un problema da risolvere. Perché se la dignità viene definitivamente incarcerata, non c'è più spazio, nella società, per ricominciare e per credere nella forza rinnovatrice del perdono.

In Dio c'è sempre un posto per ricominciare, per essere consolati e riabilitati dalla misericordia che perdona: a Lui affido i vostri cammini, la vostra riflessione e le vostre speranze, inviando a ciascuno di voi e alle persone a voi care la Benedizione Apostolica e chiedendovi, per favore, di pregare per me.

Francesco
 
Dal Vaticano, 17 gennaio 2017
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